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2017

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Domenico Laterza

Domenico Laterza, Milano 1988

2011
Si diploma in decorazione presso l’Accademia di Brera

2013
Frequenta il biennio specialistico di scultura
Prende una borsa di studio e si trasferisce a Francoforte per studiare alla HfG (Hochschule für Gestaltung),
Partecipa a diverse mostre collettive tra cui “within an affine space” curata dalla Städelshule.

2016
Discute la tesi del biennio La scultura della vita quotidiana incentrata sul lavoro di Gabriel Orozco.
A Berlino lavora come assistente di Loris Cecchini
con cui collabora tutt’oggi

2017
Si ristabilisce a Milano dopo un
viaggio negli USA. Partecipa alla mostra collettiva Passengers presso la galleria The flat -
Massimo Carasi con la quale inizia una collaborazione.

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Dreamer
nastro magnetico, chiodi misure variabili

Tre lavori, tre contenitori.
Una dimensione onirica decadente e rugginosa suggerita dal luogo in cui è stata concepita, l’Argentiera. Anime nascoste dentro rottami.
Un documentario sulle bellezze della Sardegna comperato in un capannone di cianfrusaglie nella zona industriale di Sassari diventa Dreamer, una installazione di nastro magnetico composta da un cumulo dello stesso sul pavimento che tiene in tensione un intreccio geometrico fissato alla parete a ricordare un acchiappasogni.
Poco distante comincia Icnusa Anima Sarda, una coreografia di lattine della celebre birra sarda
(in realtà di proprietà americana) bevuta nei giorni precedenti, performano in perfetto equilibrio sospendendo il tempo come in un flash mob. Le lattine, perché mantengano in quella posizione, sono state riempite per un terzo di acqua del mare locale, vera anima sarda, a creare in oltre una linea d’orizzonte nascosta che attraversa tutta l’opera.
In ultimo, sempre nelle vicinanze degli altri due lavori, si erge una griglia metallica erosa dal vento e dal sale, sottratta ad una recinzione in prossimità della spiaggia. E’ tenuta in piedi da mattoni forati, rovine di un’altra costruzione del luogo. Sulla griglia, spazio geometrico concettuale ma intriso di realtà, si snoda una fragile scultura di alluminio, un gesto metallico del mio dito indice che si imprime, così mi faccio presente all’interno di quello spazio e divengo rovina anch’io, memoria anch’io.

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Icnusa Anima Sarda

lattine, acqua di mare misure variabili

Senza titolo
griglia di ferro, mattoni forati, alluminio

170x120x15cm

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Un’opera fatale, più che site-specific perché è il luogo stesso.
Questo lavoro è appunto l’incontro fatale di tre elementi identici ma di natura diversa.
Uno mentale interiore, uno fisico concreto e uno grafico poetico.
Sto camminando, allontanandomi da quello che era il contesto sul quale ero chiamato ad inter- venire, cercando altro. Ero preda di uno stato emotivo le cui cause non interessano chi legge di questo lavoro perché del tutto personali.
Seguo la strada che gira attorno ad una roccia laddove la visuale mi sconnette da dove ero arriv- ato, un attimo dopo mi ritrovo davanti a me stesso in quel momento sotto forma di roulotte abban- donata, rotta ed arenata in un luogo che è fisico solo perché esiste. Di fatto una scultura dentro ad un dipinto.
Pulisco la roulotte, sto pulendo un’immagine impolverata, mi ci siedo dentro, è il mio cranio dal quale esco e rientro.
Ritorno con gli altri, ma adesso è quando non sono alla roulotte che non ci sono.
Poi mentre ho normalmente a che fare con l’astrazione che è il quotidiano, inciampo nel terzo ge- mello di questa vicenda, una poesia.

 

Io chi sono dentro ai confini dove respiro.

 

Esisto nel mondo che penso, come l’erba
che non confina col prato, come foglie che filtrano

la luce e vivono di luce.

 

Non è per andare via
ma per restare più vicino...

Finalmente sconfitto
finalmente a terra, deluso, disarcionato.

Finalmente tutto è perduto, anche l’orgoglio,

anche l’onore.

E io posso finalmente guardarli e riconoscerli

e finalmente amarli.

La rubo, perché è roba mia, come la roulotte.
Adesso sono li dove ci sono, seduto dentro l’abitacolo con in mano la poesia trascritta su un foglio. La roulotte poi io poi la poesia, di fatto una matrioska.
Anche qui lascio una rovina, è tutta roba rubata che è tutta roba mia.
Riprendetevela.

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